Strade ampie, grattacieli e parchi che avevo già vissuti attraverso i film
che ho amato.
Anche all’Empire State Building ero già stata, insieme ad Harry
and Sally e quando a capodanno lui le dice : “I want the rest of my life to start
as soon as possible” ero li' a far mia quella frase benaugurale.
L’appartamento
all’ottavo piano di Park avenue, all’angolo con la 34esima strada, un mini gioiello nel cuore di Manhattan.
Le note di un sax
che mi accompagnano in metropolitana mentre leggo le poesie delle "art cards", esposte
sui vetri dei treni.
Opulenta, arrogante
eppure fragile. Multiculturale e tanto americana.
Sfacciata ed
egocentrica.
Sofisticata, con
i suoi cocktail che iniziano ad accompagnarti già dal brunch e le gallerie d’arte
che trovi un po’ ovunque.
Il Blue Note che
era il mio sogno da sempre.
Le mattine di yoga
a Brooklyn… e sarà forse per questo che lì mi sentivo a mio agio più che in ogni
altro quartiere.
E poi le milonghe al
molo, un tango dietro l’altro, in abbracci caldi che riparavano dall’aria fredda
della sera.
Harlem, umana e nostalgica,
con l’ultimo pranzo a base di uova strapazzate, bellini e musica jazz, prima di
prendere l'ultimo taxi giallo verso l’aeroporto.