Fly

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Saturday 26 March 2016

Praga

Di Praga mi piace l’ atmosfera bohemien che si respira, quell’aria da mademoiselle française che veste shabby chic.
Mi piace arrivare in aeroporto e sapere che mi aspetta un abbraccio stretto stretto.
Mi piace quella luce fioca che avvolge ogni cosa e rende tutto color seppia, come quelle foto invecchiate dal tempo che trovavo a casa di mia nonna.
Mi piace andare ad una festa direttamente dall’ aeroporto e lasciare la valigia in macchina, che ci sono momenti che di rifarmi il make-up non me ne importa nulla.
Mi piace passare ore a parlare con Marc dei sui documentari girati qua e là per il mondo, ma  ancora  di più condividere con la ragazza dell’ est sogni e ricordi.
E mi piace aggiornarla sulle mie ultime storie d’ amore, sempre più comiche e per fortuna sempre meno tragiche.
Mi piace guardare suo figlio e riconoscere i tratti più belli di mamma e papà.
Mi piace constatare che la lingua non e’ una barriera, neanche quando si ha di fronte un bimbo di 4 anni.
Mi piace bere la Budweiser e sentire ancora una volta che quella autentica e’ solo la ceca.
Mi piace pranzare in quei localini vintage che sanno tanto di anni 70 italiani.
Mi piace svegliarmi prima dell’alba e  aspettare che faccia luce sul ponte Carlo,ma mi piace anche ripiombare a letto, che in fin dei conti sono in vacanza.
Mi piace camminare per i parchi, lungo il fiume. Mi piace prendere il tram  e sbirciare nei volti della gente che vive la propria quotidianità.
Mi piace pensare che tra me e lei, distanza e tempo sono due concetti irreali, perché tanto, noi lo sappiamo bene, si annullano nello stesso momento in cui ci riabbracciamo.

E mi piace pensare che non avrò  più altre storie d’ amore da raccontarle...che non si sa mai che questa  e’  la volta buona.  

PS : e se qualcuno volesse sapere la storia di  fly e la ragazza dell'est  ecco il link : http://paoletta-fly.blogspot.co.uk/2012/05/cera-una-volta.html

Monday 14 March 2016

Ho imparato.

Ho imparato che fare programmi e’ quasi sempre una perdita di tempo e che i bilanci sono roba da commercialisti.
Ho imparato che la perfezione non esiste e chi ne e’ alla ricerca e’ mortalmente noioso. Che essere indulgenti con se stessi e' un dovere imprescindibile verso la nostra vita.
Che le parole vanno scelte con cura e che i silenzi vanno ascoltati attentamente. Che il tempo e’ la cosa più preziosa che abbiamo.
Ho imparato a sentirmi a casa in ogni luogo  e soprattutto che la famiglia non e’ fatta solo di sangue, ma di amore, condivisione e sostegno e che io ne ho più di una.
Che bisogna usare il cuore in ogni azione, perché la logica, se non sei un matematico, non serve.
Che l’amore ha un potere curativo sempre e comunque, che gli abbracci danno calore non solo a chi li riceve ma anche a chi li da’, per cui e’ meglio non lesinare. 
Che se del mio letto enorme occupo sempre e solo un lato, senza minimamente stropicciare l’altro, un motivo, seppur inconscio, ci sarà. Che quando sento la mancanza del mare, devo andarci, anche se non e’ il mio, anche se c’è un freddo gelido che ti taglia la faccia, perché guardare le onde e respirare la salsedine mi regala quella pace che ogni tanto sfugge via. 
Ho imparato a diffidare dei tuttologi e ad apprezzare la gente che parla dei propri dubbi con nonchalance . Che il profumo del caffè e’ terapeutico, forse perché sa di mamma, che i fiori  visto che mi piacciono devo comprarmeli da sola.
Ho imparato ad impastare farina, burro, uova e zucchero solo per gli amici veri, che regalare un po’ di dolcezza trasformata in biscotti e’ uno dei doni più graditi che si possa fare.
Ho imparato che chiedere aiuto non e’ un segno di debolezza e che la distanza tra me, mia madre e i miei fratelli non esiste, neanche se mi trasferissi sulla luna.
Che la musica fa bene al cuore, non fosse altro per la capacità evocativa che genera.
Che leggere poesie ad alta voce e’ seducente, che sorridere e’ rassicurante.
Che i tramonti saranno banali per gli altri, ma non per me. Che ci sono persone che ti sanno portare con naturalezza laddove da sola non arriveresti mai e da quelle bisogna lasciarsi guidare. 

Thursday 3 March 2016

La villetta

Alla fine degli anni 70, il quartiere in cui ho vissuto, per più o meno 27 anni, era in costruzione e aveva un nome che allora appariva futuristico. Città 2000.
Un 2000 che sembrava lontanissimo, io avrei avuto dei bambini, un marito e una suocera con cui passare il giorno di Natale ad anni alterni.
Insomma nel 2000, sarei stata una donna munita di famiglia tradizionale.
Ma presto mi dovetti ricredere perché in quel quartiere di tradizionale non c’era nulla. 
Intanto la famiglia di città ( cosi  veniva chiamata ) era composta non solo da tutti quelli che ci abitavano, ma anche dai nostri amici e dalle nostre dolci metà del momento.
Quel posto era un’ oasi, un rifugio, dove covavamo tutte le nostre insicurezze adolescenziali e affrontavamo alla meno peggio i drammi familiari, scolastici e sentimentali.
C’erano juventini e interisti, gente di sinistra e di destra,  anoressici e obesi, quelli un po’hippy e gli snob, gli sportivi e i flemmatici, qualche musicista e tanti filosofi.  E’successo l’impossibile in quegli anni,che a raccontarlo non ci si crede. Anche drammi tremendi che ci hanno segnato per sempre, tutti. 
Ma ci siamo anche innamorati, fidanzati, lasciati, confidati segreti più impensabili, spettegolato, sostenuti come solo fratelli sanno fare e ammazzati che manco Caino e Abele. Però poi quando si stava male, la stessa persona che avevi quasi odiato, ti riportava a casa in braccio.
E cosi un tramonto dietro l’altro siamo diventati adulti, complicati e segnati, e a poco a poco siamo andati via da quel rifugio. 
Eppure ogni volta che torno in Italia, in quell’ angolo di Calabria, nello stesso momento in cui si spegne il motore della macchina che mi porta dall’ aeroporto a lì , giro lo sguardo verso quel pezzettino di  terra, circondato da alberi, 2 panchine e una fontanella e cerco di vedere se c’e’ uno dei miei amici di sempre.

Ed ora che ci faranno un parcheggio, mi sento davvero come se buttassero cemento sui sogni di una generazione intera.